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Numero di catalogo: DR 014-001
Disponibilità: Esaurito
Numero Tracce: 6

Prezzo: $9.00

Obscure Gleams è un disco di musica elettroacustica prodotto da Giovanni Alibrandi e Francesco Lipari per Diaphonia Records nel 2015. Disponibile sia nel formato CD fisico, sia sul Web in varie piattaforme di prestigio (Amazon, Itunes, Deezer...)

 

È decisamente un prodotto 'estremo' nel senso migliore del termine: cioè estremamente originale, intenso, concettuale, di ricerca, mantenendo sempre alta la qualità musicale.
Richiede molta attenzione, e talvolta risulta dolorosa la partecipazione, ma questo coinvolgimento dell'ascoltatore è oggi qualcosa di molto importante, rende merito al vs lavoro, anche perché il messaggio arriva sempre diretto ed efficace.
Insomma mi ha colpito tutto di questo album: i temi, i linguaggi paralleli musicali ed extra musicali, la scelta dei suoni, l'impegno sociale della musica.
Complimenti davvero.
Luciano Troja (pianista, compositore,


Grande rigore nella sperimentazione di questi due compositori siciliani, Giovanni Alibrandi e Francesco Lipari. “Obscure Gleams” contiene sei brani, tre per ognuno dei due artisti che vanno dall’ambient elettroacustica alla musica concreta.

I due autori sono infatti entrambi di provenienza accademica, Giovanni Alibrandi, violinista, ha al suo attivo varie produzioni di musica elettronica e di musica classica mentre Francesco Lipari, percussionista , è stato allievo del compositore milanese Alessandro Solbiati e ha anch’egli un notevole bagaglio concertistico e di produzioni.
“Obscure Gleams” non è quindi un semplice disco di ambient o drone music, ma sintetizza esperienze sonore provenienti dalla musica contemporanea e dalla sperimentazione di matrice accademica con la nuova musica elettronica di provenienza popular (come i lavori di Fennesz o Alva Noto).
Un disco che fa riferimento anche a tematiche politico- sociali che vanno dalla rivolta di Teheran del 2009 all’assedio israeliano di Gaza del 2008. Un lavoro ben riuscito, di notevole qualità formale e che rivela lo spessore artistico dei due autori.

Alex Marenga, http://www.artistsandbands.org/ver2/recensioni/recensioni-in-pillole/8457-giovanni-alibrandifrancesco-lipari-obscure-gleams


 Oggi la rubrica Parterre ospita “Obscure Gleams“, il disco di Giovanni Alibrandi e Francesco Lipari. “Obscure Gleams“, pubblicato il 16 marzo 2015 dalla Diaphonia Edizioni, contiene sei brani, tre per autore, nati da un interessante ed attento lavoro di elaborazione del suono a partire da diverse fonti: field recording (registrazioni ambientali), campionatori, registrazione di strumenti classici (flauto traverso, violino, pianoforte), sintetizzatori analogici e digitali, voci recitanti.

Le sei tracce mantengono particolare autonomia di significati e risultano, allo stesso tempo, parte di un unico flusso sonoro. Commistioni stilistiche tra elettroacustica ed ambient si fondono ad evocazioni di dolorosi fatti di cronaca (la rivolta di Teheran del 2009 e l’assedio israeliano di Gaza nel 2008): racconto in musica che implica riflessione ed immersione nei contrapposti e numerosi stati d’animo che scaturiscono all’ascolto.

Da un audio-trailer che si può ascoltare su SoundCloud , è possibile cogliere in anteprima il forte carattere di questo disco, interamente reperibile su: cdbaby.com Amazon darkmp3.ru Spotify deezer.com emusic.com e iTunes.

Per ulteriori informazioni, visitare il sito di Diaphonia edizioni

Marta Cutugno, http://www.carteggiletterari.it/2016/10/23/parterre-ix-obscure-gleamsdiscointervista-a-giovanni-alibrandi-e-francesco-lipari/

~DISCOINTERVISTA~ di Marta Cutugno

Partiamo dal titolo che non fa da eco a nessuno dei titoli delle tracce presenti nel disco. Giovanni, perchè “Obscure Gleams”?

Giovanni Alibrandi:”Obscure Gleams”, in traduzione italiana, significa “bagliori oscuri”. Questo titolo è stato scelto da me e Francesco in quanto sintetizza l’atmosfera generale che si respira nel passare da un brano all’altro… Un carattere crepuscolare, con molte increspature di vario genere, nel quale anche i pochi accenni alla luminosità nel sound trasmettono inquietudini che ci derivano dalla nostra visione del mondo, di ieri come dell’oggi”.

Francesco, le tue composizioni, in “Obscure Gleams”, uniscono ricerca e sperimentazione musicale a denuncia sociale e riflessione: come sei giunto ad una così profonda simbiosi?

Francesco Lipari: “L’aspetto relativo alla ricerca nasce dalla mia formazione musicale unita ad una profonda curiosità verso ciò che è nuovo. Mi rifiuto di pensare che l’uomo di oggi non sia in grado di concepire delle idee nuove perché già tutto è stato fatto. E neanche credo che l’atteggiamento migliore sia sentirsi incastrati da una tradizione a cui comunque dobbiamo pur sempre una venerazione quasi religiosa. Dalla musica elettronica ho sfruttato la possibilità di usare suoni concreti, tratti dalla vita quotidiana, che possono veicolare un significato preciso. La musica è un’arte il cui significato coincide con la forma. Una scala, ad esempio, è una successione di suoni che non significa nient’altro che se stessa, mentre la parola pane, nel suo contenuto fonetico, indica un oggetto determinato e convenzionalmente riconosciuto. Il rimando a situazioni concrete, pur senza far mancare la poeticità, permette all’ascoltatore di esercitare il pensiero, attraverso la forma musicale, su particolari situazioni storiche che erano attualità in quel periodo”.

Francesco, in queste “preghiere in musica” che mescolano reale e surreale, quali sono gli elementi tecnici, gli effetti che si sovrappongono e alternano?

Francesco Lipari: “Le preghiere in musica alle quali ti riferisci sono quelle di Trenodia per delle vittime innocenti. Ho preso alcuni versetti dal libro dei Salmi e li ho giustapposti in modo libero. Ovviamente si tratta di passi nei quali si esprime il dolore a causa dell’ingiustizia e della sopraffazione degli “stranieri”. Gli effetti usati sono semplicissimi, ma a mio avviso efficaci: continuo passaggio stereofonico delle voci da destra a sinistra come una forma di capogiro. Poi il fading, un effetto tipico che era comune nelle radio che trasmettevano su onde corte (sono un radioamatore e questo è comune nelle frequenze adoperate per questo scopo), nel quale la voce aumenta e diminuisce di volume sino a quasi non sentirsi”.

Quali sono i maestri di riferimento che, con la loro opera, hanno avuto maggiore incidenza sulla vostra produzione?

Giovanni Alibrandi: “Nel corso degli anni numerosi sono stati i miei ascolti in questo campo, ma ritengo di poter citare quattro Maestri in ordine temporale: Karlheinz Stockhausen, Jonathan Harvey, Brian Eno e il più giovane di tutti che è Christian Fennesz”.

Francesco Lipari: “In questi lavori, paradossalmente, il maestro è stato Pier Paolo Pasolini, che musicista non era. La sua intelligenza profetica mi ha sempre segnato. Avere un maestro ovviamente non significa imitazione pedissequa, ma alimentare la propria interiorità per esprimere una visione del mondo propria. In Sententia, il più recente dei tre brani, emerge maggiormente un’attenzione ad alcuni aspetti musicali che mi ha trasmesso Alessandro Solbiati, il compositore che mi ha insegnato praticamente tutto quel che so attorno al comporre”.

Giovanni, in che percentuale elettroacustica, ambient e sonorizzazioni d’arte si impossessano delle tue composizioni in questo disco?

Giovanni Alibrandi: “Difficile dare delle percentuali, forse anche non così rilevante per chi ci legge… Che spero si goda l’ascolto di questo lavoro al di là di qualsiasi barriera di genere. Certamente posso affermare con sicurezza di avere un bagaglio di “musica d’ambiente” in testa da più tempo, rispetto alle altre due categorie che tu citi, per questioni di predilezione personale che risalgono a quando ho iniziato ad approcciare la Computer Music”.

La passione di entrambi per elettronica ed ambient non è recente, al contrario ha già dato altri frutti discografici in passato. Se non erro, infatti, Giovanni, questo non è il tuo primo disco di elettronica. Che evoluzione hanno subìto le tue scelte compositive e stilistiche nel tempo?

Giovanni Alibrandi: “Si, ho già prodotto degli album, reperibili sul Web con un mio pseudonimo che è The Vanhalia Project, e personalmente la mia traiettoria si evolve tuttora con delle oscillazioni. Ad esempio, mi capita di ricevere delle commissioni per brevi sonorizzazioni che si contaminano con un certo tipo di sonorità “new age”… Certamente sono abbastanza soddisfatto delle migliorie che sono riuscito ad ottenere sul suono globale, sull’inserimento di procedimenti e rumoristiche tipiche dello sperimentalismo del Novecento. La vera sfida, che sento di affrontare ogni giorno, è però forse quella della forma. Coniugare l’apparente casualità di apparizione degli elementi sonori con dei calcoli effettivi, accurati, che non siano apprezzabili dall’ascoltatore medio ma che tuttavia esistono. In questo, certamente, lo studio delle opere di Brian Eno è quello che mi accompagna con regolarità”.

In qualità di professionisti, strumentisti, compositori ma soprattutto docenti, nei tempi che corrono, tempi in cui le leggi del mercato eleggono un prodotto più per commerciabilità che per qualità, quanto ed in che modo questo genere musicale può incontrare l’interesse e il favore del grande pubblico?

Giovanni Alibrandi: “Innanzitutto siamo ben consapevoli del fatto che il nostro disco ha un pubblico potenziale molto ristretto. I dischi sono ormai dei manufatti con poco mercato, limitato magari ai veri appassionati del suono per come lo si è inteso in fase di creazione… Ma sono anche dei veicoli che portano a conoscenza di un pubblico, anche ristretto, la propria opera. E in ogni caso, nonostante la tendenza al commerciale e alla mercificazione della musica, in giro c’è anche tanta curiosità per le nuove sonorità, forse anche per stanchezza nei confronti di ciò che viene passato in radio o alla TV. Abbiamo in programma anche esecuzioni dal vivo, stilisticamente affini ai brani di “Obscure Gleams”, più altri progetti discografici… Siamo fiduciosi e dobbiamo esserlo, nei confronti dei giovani ma non solo”.

Francesco Lipari: “Cosa si intende per pubblico? Il discorso sarebbe lungo. Un giovane può ascoltare un brano di Jovanotti e un’ora dopo un brano di Ligeti senza che ciò sia considerato incoerente. Semplicemente perché si tratta di due cose totalmente diverse e non comparabili, ma al contempo il giovane dell’esempio è pubblico sia di Jovanotti che di Ligeti. Quindi, se per pubblico giovane si intende un target di persone nate negli ultimi 30-40 anni che non si accontentano di pensare che la musica sia solo intrattenimento – perchè solo in questo caso esiste l’interesse dell’industria musicale – ma anche arte, allora il problema decade. I giovani che si accostano alla dimensione artistica della musica sono assetati di novità, incuranti del conformismo. Un giorno ricordo che è entrato da un mio amico libraio un giovane mentre stavamo ascoltando dei brani per flauto solo di Salvatore Sciarrino, un compositore non certo neomelodico! Eppure il giovane si è avvicinato per chiedere che brano fosse, confessando di non conoscere questo mondo sonoro che lo aveva affascinato a prima vista. Noi compositori dobbiamo riuscire a far conoscere al potenziale pubblico che esiste un mondo musicale diverso, che non costringe a nessuna abiura rispetto a quello che si ama ascoltare, ma solo un po’ di tempo in più per essere fruito. Ovviamente, ognuno di essi ha i propri gusti soggettivi sui quali è impossibile far cambiare idea. Insomma, dobbiamo rassegnarci che la musica che scriviamo riscontrerà il favore solo di una stretta minoranza. Ma è il prezzo necessario da pagare per esprimersi in modo assolutamente libero”.

Marta Cutugno, http://www.carteggiletterari.it/2016/10/23/parterre-ix-obscure-gleamsdiscointervista-a-giovanni-alibrandi-e-francesco-lipari/

Carmelo su 14-12-2016 10:57 PM
Bellissimo CD! Consiglio vivamente di acquistarlo!
Joe su 15-12-2016 09:19 AM
Un'opera anti convenzionale, tra impegno sociale e astrattismo ambient. Vi consiglio di prenderne in considerazione l'acquisto.
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